I conflitti, dal mero disagio alle forme di più rilevante incompresione, fanno parte delle relazioni umane.
Si può imparare a stare in relazione conoscendo e comprendendo, anche se non condividendo, le posizioni altrui che nella maggior parte dei casi sono il risultato di convizioni ed esperienze personali piuttosto che di volontà di fare del male all’altro.
Siamo poco abituati ad ascoltarci ed ad ascoltare perchè sovrastati dal bisongo di approvazione personale e di conferma delle personali convinzioni.
Ma sappiamo veramente quali sono le nostre convinzioni personali ? Sappiamo come influiscono nei nostri rapporti personali o lavorativi ? Abbiamo idea di come comunichiamo e (non) ascoltiamo ?
Un buon mediatore è in grado di riaccendere il focus sui bisogni sottesi alle contrapposte posizioni e aiutare le persone a chiarirsi e, nel caso sia possibile, a mantenere relazioni più equilibrate.
Mediare non significa trovare un accordo che accontenti un po’ tutti. Mediare non significa trovare un compromesso. Mediare singifica riuscire a trovare una soluzione che risponda ai diversi bisogni di ciascuno.
Mediare significa considerare la relazione.
Costruire un contratto, un testamento o un patto di famiglia normalmente consiste nell’utilizzare uno strumento che guarda al futuro ma che quando viene messo in pratica si rivolge ad un passato e nel frattempo sono cambiate regole, posizioni e forse interessi reciproci. Cosa può aggiungersi ad un contratto, un testamento o un patto di famiglia nell’ambito del passaggio generazionale che possa maggiormente assicurare un durata effettiva nel tempo ?
Considerare la relazione. La relazione può entrare nel testo commerciale o successorio o negoziale.
Mediare la conclusione di questo tipo di accordi consente di scegliere il tipo di relazione che vogliamo con l’altra parte o con il nostro famigliare anche in futuro e consente di prevedere già la modalità con la quale gestire eventuali disaccordi che dovesserero ulteriorimente insorgere.